Il vuoto colmato

Testimonianza di Antonio.

L’insoddisfazione interiore può spingere verso strade buie quali: fumare sigarette, spinelli, usare l’eroina e la cocaina. Nelle tenebre più fitte appare, però, la luce dello sguardo dell’Iddio d’amore, pronto a intervenire in favore di chi ha bisogno di una liberazione concreta e definitiva.

Salve e pace a tutti.
Per me è davvero una gioia poter raccontare quello che il Signore ha fatto nella mia vita.
Mi chiamo Antonio, ho 24 anni e sono di un piccolo paesino della provincia di Chieti.
Sono nato in una famiglia cristiana evangelica e per famiglia non intendo solo genitori ma anche nonni e alcuni zii, sono quindi nato nell’ambiente di chiesa e di scuola domenicale, conoscevo le storie della Bibbia e diciamo che ero un bravo bambino che prometteva bene per il futuro.
Fino all’età di 7 anni sono cresciuto con i miei nonni, mentre poi mi sono trasferito con i miei genitori in un altro paese, sempre in Abruzzo, dove iniziarono ad arrivare le mie piccole crisi dovute anche all’età che avevo.
Sbagliare è umano e cosi anche i miei genitori, pur se involontariamente, fecero degli errori che a me portavano delusione e dispiacere. In questo paese iniziai ad incontrare anche altre difficoltà e problematiche che non sto a specificare. Oltre a tutto questo, nonostante fossi molto piccolo, dovevo trovarmi a passare tutte le mie giornate da solo per il semplice motivo che i miei erano impegnati quasi tutto il giorno nel lavoro e, se c’erano era perché dovevano costringermi ad andare in chiesa. La mia debolezza e tutto questo passare sempre del tempo da solo mi portò a soffrire di molta solitudine, che riuscivo a sentire anche quando ero in compagnia con gli amici; mi sentivo pieno di sensi di inferiorità ed ero ormai proprio chiuso in me stesso. Ero in confusione tra quello che mi insegnavano i miei genitori, la chiesa e quello che invece mi insegnava il mondo che ogni giorno dovevo affrontare da solo. I miei genitori mi parlavano sempre di amore per gli altri ed io mi chiedevo che amore era il loro, se poi non mi amavano o sapevano solo accontentarmi materialmente, senza darmi ciò di cui veramente avevo bisogno. Dovevo fare una scelta: seguire la famiglia o le cose di questo mondo; scelsi la cosa peggiore, cioè la mondanità. Dovevo colmare tutto quel vuoto che si era creato in me e cosi (avevo 10 anni) iniziai a fumare sigarette e a bere i primi bicchieri di alcolici. Un anno dopo cominciai a fumare i primi spinelli. Tutto questo mi faceva sentire più grande, capace di reggere ogni situazione ed ogni peso che da tanto sentivo, capace di nascondere quello che ero veramente, perché in realtà ero solo un piccolo ragazzino che tutto quello che viveva non lo condivideva con nessuno. Il tutto ormai aveva preso una certa regolarità, faceva parte della vita di tutti i giorni, era ormai un vizio che non mi creava più stimoli.
Iniziai a cercare qualcos’altro che mi avrebbe dato qualche nuova emozione, che mi avrebbe fatto sentire un po’ di adrenalina e cosi, più o meno nei miei immaturi 13 anni, quando si avvicinò un mio amico molto più grande di me chiedendomi se volevo provare a fumare dell’eroina e sniffare cocaina, non riuscii a dire di no. Continuavo a farlo saltuariamente e ogni volta che passava l’effetto si facevano avanti i sensi di colpa, pensando anche alla famiglia, pensando che non era giusto fargli tutto questo, perché sapevo che in realtà mi volevano molto bene. Pensavo sempre: “Che ne sarà della mia vita, del mio futuro?”, però poi c’era una certa rabbia in me che mi faceva superare ogni ripensamento.
All’età di 15 anni fui costretto a ritrasferirmi con i miei genitori al mio vecchio paese. Trovai da subito vecchi amici coi quali divertirmi fumando, ecc… ma non mi feci mancare un gruppo che non era del mio paese ma che mi procurasse dell’eroina. La iniziai a fumare molto costantemente e in poco tempo ero assuefatto; il gusto di farlo era finito, ci trovavo solo dolore. Mi sentivo abbastanza un fallito e, per colmare ancora altri vuoti che si erano venuti a creare per altri motivi, decisi anche io di provarla endovena. Là arrivò la mia fine, all’inizio sembrava avermi dato tutta la felicità, la spensieratezza che volevo, forti illusioni, che dopo un po’ si trasformarono in sofferenze peggiori di quelle avute prima. Vivevo solo per la droga e il mio unico pensiero di tutta la giornata era come procurarmi i soldi per comprarla. Non avevo nessuna coscienza: iniziai a rubare dove potevo, rubavo in casa, vendevo, ecc…
Quando si presentava l’astinenza ero senza pudore. Ricordo di quando i miei genitori erano in chiesa e io li chiamavo dicendogli di uscire per darmi dei soldi perché non ce la facevo più, dovevo drogarmi. La vita era un incubo, presi una piccola depressione, a volte pensavo che era meglio morire così, farla subito finita e basta, mentre in alcuni casi mi ricordavo di tutte le cose fatte da piccolo alla scuola domenicale, in chiesa e pensavo che se veramente esisteva quel Dio di cui sempre mi parlavano, era impossibile che mi abbandonasse così.
Questo fino all’età di circa 21 anni, perché un giorno, in preda ad una crisi, a seguito della continua insistenza di tutta la famiglia e delle persone a me vicine, mi rassegnai e accettai di andare in una comunità, un centro di recupero evangelico per tossicodipendenti a Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli. Dopo qualche colloquio fatto, arrivai lì e iniziai a vedere un mondo del tutto diverso: non potevo sentire nessuno per telefono, solo la famiglia dopo qualche mese; mi parlavano di onestà, lealtà, chiarezza con se stessi, regole, sacrifici, ecc… ne parlavano a me, che non sapevo nemmeno il significato di queste parole, a me che sapevo chiedere solo di darmi dell’altro metadone e, dato che lì si possono fumare massimo 10 sigarette al giorno, di darmi altre sigarette. Nessuno credeva in me, nemmeno io stesso. Ero completamente senza forza, speranza e c’era solo tanto scoraggiamento. A volte preparavo le valigie e dicevo che quella era la volta buona che andavo via da quel posto. C’erano operatori che erano giustamente severi sulle regole, sapevano trasmetterci sani principi, ma equilibravano la severità con tanto amore e comprensione, perché venivano anche loro da esperienze di tossicodipendenza.
Io ero incredulo a Dio, perché pensavo che se esisteva non poteva farmi passare questo. In realtà il Signore stava operando in me proprio in quei momenti, liberandomi dal metadone, dandomi la forza per iniziare a fare un lavoro, per modificare lati del mio carattere che non andavano proprio bene. Dopo i primi 9-10 mesi, potevo tornare a casa due giorni ogni due mesi, e avevo riniziato a frequentare la chiesa, trovando anche un gruppo unito di giovani che avevano sperimentato la grandezza di Dio e che ogni volta mi facevano sentire la loro vicinanza. Avevo iniziato a credere, perché in ogni cosa in cui riuscivo mi rendevo conto che io ci mettevo solo un po’ di volontà, il resto lo faceva tutto il Signore. Era però come se dentro me gli dessi dei limiti. Ad esempio, consideravo ancora le sigarette come il vizio impossibile da levarmi, mentre bastava solo un altro pizzico di fede: dopo qualche mese dalla fine del programma in comunità, sotto una tenda feci questo passo e il Signore, come sempre, non venne meno e mi liberò anche da quest’altro vizio. Ora non avevo più nessun motivo per essere incredulo, dovevo solo darmi del tutto nelle Sue mani, così pochi giorni dopo la tenda ebbi la possibilità di frequentare un turno di campeggio cristiano dove il Signore mi salvò. Sperimentai che in quei momenti brutti, di delusione, sconforto, nei quali soprattutto pensavo che Lui non ci fosse, Egli era proprio al mio fianco! Io non Lo vedevo, ma Lui guidava ogni cosa per portarmi a Sé e fare un’opera grande nella mia vita, come quella che Egli compie nella vita di chiunque crede con tutto il cuore in Lui.
Ancora oggi i problemi non mancano, ma possiamo vedere i miracoli che il Signore fa per noi, possiamo sempre vedere che al Signore nulla è impossibile e che come ha fatto in me tutto questo, lo può fare anche in chiunque altro non Lo conosce ancora e si sente lontano. Solo il Signore ha saputo colmare ogni vuoto che c’era in me e ha saputo darmi la vera gioia e la pace che tanto desideravo ma che cercavo in cose terrene.

“Chi cerca la propria vita la perderà; ma chi la perderà la preserverà” (Luca 17:23).

“Ma il dono di Dio è la vita in Cristo Gesù nostro Signore” (Romani 6:23b).

 

I commenti sono chiusi.