4 Studio: “La dottrina di Dio” a cura del fratello Cusumano (parte 2)

 

Oltre a leggere le dispense di questa materia, si può ascoltarne la spiegazione:

 

 

II. L’ESSENZA DI DIO: le affermazioni

Lo Spirito Santo ha donato nelle Scritture una descrizione incommensurabile di Dio. Questo non vuol dire che Dio è comprensibile dagli uomini, le Sue perfezioni sono rivelate in minima parte eppure per la Grazia Egli è conoscibile.

Il Nuovo Testamento contiene tre affermazioni “minime” su Dio, che, per la loro semplicità, rendono appieno il significato immediato ma contemporaneamente spingono i credenti ad approfondirne i contenuti

1. DIO È SPIRITO (Giovanni 4:24), affermazione che riguarda la Sua natura, ciò che Dio è.

a) Il significato. Nell’ambito biblico il termine “spirito” ha una triplice gamma di significati. Dio è Spirito, in particolare è così chiamata la Terza Persona della Trinità (II Corinzi 3:17-18).

b) Il valore dottrinale. Si può riassumere:

– “Iddio è Spirito” sottolinea la personalità di Dio (Salmo 68:5; Matteo 5:16).

– “Iddio è Spirito” accerta essere Dio il Creatore (Genesi 1:2).

– “Iddio è Spirito” indica Dio come l’Invisibile (Esodo 24:10,16,17).

c) Applicazioni pratiche. Sono almeno due:

– “Adorare Dio in spirito e verità” significa essere: nati di nuovo (Galati 2:20), nella verità rispetto a Dio (Giovanni 8:32,40), nella verità rispetto sé stessi (Romani 1:9). L’adorazione è resa grazie allo Spirito Santo, che brucia ogni affetto impuro (Romani 8:13).

– “Adorare Dio in spirito e verità” significa adorarlo per fede (Ebrei 11:1; 2 Cor 5:6-7)

2. DIO È LUCE (I Giovanni 1:5), affermazione che riguarda il Suo carattere, ciò che Dio fa.

a) L’immagine. La Bibbia usa spesso l’opposizione della luce con le tenebre in due sensi principali:

– in senso intellettuale, “luce“ indica la conoscenza della verità (Salmo 119:105; II Pietro 1:19).

– in senso morale “luce” indica la giustizia (Efesini 5:8-14).

b) L’insegnamento teologico. Dio è Fonte di luce in senso spirituale (Salmo 27:1; Salmo 118:27), nel Nuovo Testamento viene evidenziato il legame con l’Antico (II Corinzi 4:6).

– L’analisi del versetto. Si può dividere in tre parti. Nella prima Giovanni afferma di sintetizzare il messaggio di Gesù (Giovanni 1:4). Nella seconda indica Dio quale luce. Nella terza ribadisce l’assoluta purezza di Dio (Isaia 51:5).

– La sintesi dottrinale. La Bibbia insegna la perfezione della volontà e quindi del carattere di Dio. La santità esalta l’eccellenza assoluta di Dio (Salmo 98:1; 105:42).

c) L’indicazione pratica. Giovanni utilizza l’affermazione “Dio è Luce” per contraddire tre pericolose convinzioni:

– La negazione che il peccato interrompa la comunione del credente con Dio (1:6-7).

– La negazione che il peccato sia connaturato nell’uomo e latente nel credente (1:8-9).

– La negazione che il peccato sia visibile nella condotta (1:10-2:2).

3. DIO È AMORE (I Giovanni 4:8,16), affermazione che riguarda il Suo essere.

a) Le qualità dell’amore di Dio. Analizziamo alcune caratteristiche dell’amore di Dio, che è una delle perfezioni della Sua volontà e quindi del Suo carattere.

– L’amore di Dio rispetto alla causa è eterno, è sempre stato e sempre sarà (Geremia 31:3).

– L’amore di Dio rispetto al fine è bene, l’amore di Dio non è un semplice sentimento, è concreto (I Giovanni 4:9).

– L’amore di Dio rispetto alla volontà è immutabile, non si altera, è fedele (Deuteronomio 7:7-8).

– L’amore di Dio rispetto al carattere è santo, non è indulgenza, non perde di vista il fine né la verità e la giustizia (Ebrei 12:6-7).

– L’amore di Dio rispetto alle limitazioni è infinito, va ben oltre la comprensione dell’uomo, va oltre la sua stessa immaginazione (I Corinzi 2:9).

b) Le conseguenze dell’amore di Dio. Consideriamo le conseguenze dell’amore di Dio rispetto agli uomini, in questa ottica si può parlare di:

– Grazia, cioè il favore immeritato verso il colpevole (Efesini 1:6-7; Tito 2:11).

– Misericordia, cioè l’amore verso il misero, bisognoso di aiuto (I Timoteo 1:2).

– Pazienza, amore che sopporta il peccato ed il peccatore in vista di un possibile ravvedimento (Romani 9:22).

c) Le immagini dell’amore di Dio. Nelle Scritture vengono presentate alcune immagini:

– Il padre è Colui che dona la vita (Ebrei 12:9), che corregge con compassione ma senza lesinare la verità (Deuteronomio 8:5; Geremia 31:20; Ebrei 12:6-9).

– La madre, soltanto due versetti usano questa immagine (Isaia 49:15; 66:13).

– Lo sposo, descrive l’affetto (Isaia 62:5), anche la dedizione (Ger 2:2).

II.a L’ESSENZA DI DIO: la gloria

L’insegnamento biblico riguardo la natura di Dio comprende l’affermazione della Sua unità ed al contempo la rivelazione della Trinità. Tale termine non biblico indica una dottrina, che nella Bibbia, trova appieno la sua giustificazione.

1. LA RIVELAZIONE BIBLICA DELLA DOTTRINA DELLA TRINITÀ

Le Scritture rivelano chiaramente la dottrina della Trinità:

a) L’unità di Dio (Deuteronomio 6:4). In Dio vi è un’essenza indivisibile ed eterna. Tale insegnamento è confermato nell’Antico Testamento fin dal Pentateuco (Deuteronomio 4:30), è ribadito nei profeti (Isaia 14:21) e nel Nuovo Testamento è sottolineato (I Corinzi 8:5-6; Efesini 4:6).

b) La Trinità (Matteo 28:19). La dottrina era implicita nell’Antico Testamento (Genesi 1:1,26; 11:7; Isaia 6:3; 63:9,10; 48:16) ma è pienamente rivelata nel Nuovo Testamento (Matteo 3:16-17; Luca 3:22; Giovanni 14:16; 15:26; II Corinzi 13:13; I Pietro 1:2).

2. LA DEFINIZIONE BIBLICA DELLA DOTTRINA DELLA TRINITÀ.

Le Scritture aiutano a dare una definizione della Trinità:

“Intendiamo che esistono tre eterne Persone nell’unica essenza divina, indivisa e indivisibile, rivelate come Padre, Figliuolo e Spirito Santo. Ne consegue che mentre crediamo nella Trinità

a) L’identità d’essenza indica che tre Persone come consustanziali, sono un Dio non tre dei. Il Padre è Dio (II Giovanni 3), come lo è il Figlio (Ebrei 1:8; Romani 9:5; Colossesi 2:9) e lo Spirito Santo (Matteo 12:32; Atti 5:3-4; I Corinzi 12:5-7).

b) L’unità delle Persone che incomprensibilmente sono un Dio (Giovanni 10:30; 14:10-11;26; 17:21).

c) La dignità delle Persone che sono coeguali e non subalterne (Matteo 28:19). Di Gesù è scritto che non “reputò rapina l’essere uguale a Dio” (Filippesi 2:6; Ebrei 10:7-17), così lo Spirito Santo è chiamato Dio (Atti 5:3-4; I Corinzi 3:16; 2:11).

3. L’ESORTAZIONE BIBLICA CHE DERIVA DALLA DOTTRINA DELLA TRINITÀ.

Le Scritture insegnano che la dottrina della Trinità:

a) Riduce a umiltà perché non è comprensibile con l’uso della ragione. In quanto inerente a Dio esula totalmente dal mondo naturale, lasciandoci disarmati dinanzi all’infinità divina (Salmo 8:3-4).

b) Conduce all’adorazione nel senso letterale, il cuore, pur non comprendendo, è accertato (Giovanni 5:23).

c) Induce a riflessione sulla ricchezza delle opere divine a vantaggio del credente, poiché il Padre ha dato il Figliuolo ed è oggetto della preghiera (Giovanni 3:16; 14:13), il Figliuolo conduce al Padre (Giovanni 14:23), lo Spirito Santo glorifica il Padre ed il Figliuolo (Giovanni 15:26).

III. L’ESIGENZA DI DIO: la natura dell’uomo

L’esigenza insopprimibile che l’uomo ha di Dio trova spiegazione nella sua stessa natura. Il salmista cantava: “L’anima mia è assetata di Dio, dell’Iddio vivente: Quando verrò e comparirò al cospetto di Dio?” (Salmo 42:2), descrive in tal modo l’esigenza insopprimibile, quanto vitale, dell’Iddio vivente.

1. L’ORIGINE DELL’UOMO: cioè l’essere creatura (Genesi 1:26,27; 2:7,21-23; 5:1-2; Malachia 2:10; Matteo 19:4-6; Marco 10:6).

a) La creazione dell’uomo è stata evidenziata (Genesi 1:26). Una dichiarazione divina ha introdotto la creazione dell’uomo, rimarcando la peculiarità di questa creatura.

b) La creazione dell’uomo è stata immediata (Genesi 2:7). Dio stesso modella l’uomo, non vi è stata crescita né sviluppo sia a livello fisico che psicologico.

c) La creazione dell’uomo è stata finalizzata (Genesi 1:26). Dio ha avuto un Modello che non è stato seguito in tutta la restante creazione. Gli animali furono creati secondo il loro genere ma l’uomo ad immagine e somiglianza di Dio.

d) La creazione dell’uomo è stata completa (Genesi 2:7). La componente spirituale è chiaramente indicata rispetto al corpo ed anch’essa è frutto di creazione.

2. LA NATURA DELL’UOMO: cioè l’essere spirituale (Genesi 1:26). Questa scarna descrizione rivela il disegno di Dio nella creazione dell’uomo e tratteggia quello che fu lo stato originario.

L’immagine e la similitudine sembrano indicare la stessa idea (Genesi 1:26-27; 5:1,3).

L’immagine di Dio si compone di alcuni aspetti che fanno dell’uomo una creatura unica.

a) L’aspetto spirituale, l’uomo è un essere spirituale e pertanto gode comunione con Dio, ha lo stesso carattere, è immortale. Lo spirito dell’uomo, in particolare, è la sede della nuova vita (Matteo 5:3; Atti 17:16; Efesini 3:16), della mente nell’accezione più piena (Efesini 4:23), infatti possiede coscienza, volontà e libertà (II Corinzi 7:1; 12:18).

b) L’aspetto razionale, l’uomo ha volontà, libertà, intelligenza e creatività, autonomia, autocoscienza.

– La coscienza. La capacità di conoscere sé stessi, i propri pensieri ed azioni (I Corinzi 2:11), ha una proprietà morale, in essa risiede la testimonianza della creazione divina (Romani 2:14-15). “L’uomo è un essere moralmente consapevole”.

– La volontà. La capacità di scegliere un fine e l’abilità di perseguirne il raggiungimento; I Pietro 4:3; II Pietro 1:21). Comporta la capacità di scelta (II Corinzi 8:12), di autodeterminazione (Romani 7:18).

III.a L’ESIGENZA DI DIO: la missione

L’esigenza insopprimibile, che l’uomo ha di Dio, si spiega tenendo presente la sua natura creaturale, ma l’ignoranza di tale esigenza che lo contraddistingue trova la sua ragione nella natura decaduta a causa del peccato. L’uomo è colpevole nei confronti di Dio, la sua responsabilità è infinita e senza attenuante (Giobbe 9:2; Romani 3:19-20).

1. IL DECADIMENTO. E’ un termine generico, tre sono le conseguenze del peccato sulla natura dell’uomo:

a) La colpa. Consiste nella responsabilità che l’uomo ha nei confronti di Dio (Romani 3:10-18).

b) La corruzione. Consiste nell’inclinazione al peccato, che da Adamo si è estesa ad ogni uomo (Salmo 51:5).

c) La pena. Consiste in un aspetto universale che è la morte in tutte le sue accezioni, spirituale (Efesi 2:5), fisica (Ebrei 9:27) ed eterna (Giovanni 8:24).

2. LA REDENZIONE. A tale stato ha posto rimedio il Signore compiendo un’opera di salvezza efficace. In generale consideriamo i tre termini principali che indicano questa dottrina.

a) Propiziazione o espiazione, indica un avvicinamento, il termine greco viene anche tradotto espiazione. Cristo è il Mezzo attraverso il Quale il peccatore che crede ottiene Grazia da Dio (Romani 3:25 cfr. Ebrei 9:5).

b) Riconciliazione, indica uno scambio e perciò il mutamento di un rapporto di inimicizia in uno d’amicizia. Dio fa Grazia al peccatore sulla base del sacrificio vicario di Cristo (II Corinzi 5:14-19).

c) Redenzione o riscatto, indica il pagamento di un prezzo di liberazione, ad esempio viene usato per indicare il riscatto dalla tortura (Ebrei 11:35), è sinonimo dell’opera di Cristo Gesù (Marco 10:45).

3. LA PREDICAZIONE. Lo stato spirituale dell’umanità e la natura rigenerata del credente sono i due aspetti, uno oggettivo ed esterno, l’altro soggettivo ed interno, che determinano la missione. Dio ha equipaggiato il credente del necessario armamentario per annunciare la salvezza.

a) La Parola di Dio (Romani 10:8), è l’unico potere che tocca i cuori (Ebrei 4:12).

b) La fede (Ebrei 11:33-34), la Parola genera fede, ancor prima che negli altri, nei testimoni stessi (Atti 16:31).

c) Lo Spirito Santo (Giovanni 20:21; Atti 1:8), la terza Persona della Trinità dona la potenza necessaria per un annuncio toccante (I Corinzi 2:11,13) e per una guida miracolosa (Atti 8:26; 9:10; 10:19).

 

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