Testimonianza di Gioele
La toccante e recente esperienza di Gioele Manuguerra raccontata dal suo papà, pastore della comunità ADI di Ascoli Piceno. Quando la vita viene improvvisamente sconvolta dalla malattia, Dio non è mai preso alla sprovvista!
Alla fine del mese di Maggio 2015, abbiamo vissuto un’improvvisa e inaspettata “tempesta”, che con l’aiuto di Dio e di tutta la fratellanza abbiamo superato. Desidero raccontarla solo ed esclusivamente per dare gloria a Dio: “Non a noi, o Eterno, non a noi, ma al tuo nome dà gloria, per la tua benignità e per la tua fedeltà!” (Sal. 115:1).
Tutto è iniziato dalla comparsa di una semplice febbre. Gioele, nostro figlio di 14 anni, un giorno è ritornato da scuola dicendo di aver mal di testa. Nel pomeriggio mia moglie Gerardina, guardandolo mentre faceva i compiti, si è accorta che aveva la febbre. Dopo aver accertato la febbre intorno ai 38°C, il consiglio materno è stato: “Gioele mettiti a letto, sarà l’influenza!” Tutto questo si verificava Martedì 26 maggio 2015.
La mattina seguente, Gioele presentava dei puntini rossi concentrati sul viso e sul collo, qualcuno anche nella mano sinistra e, nell’arco della giornata, abbiamo chiamato il medico perché i puntini rossi erano comparsi sul petto, nelle spalle, negli arti inferiori e superiori. Il medico di famiglia ha diagnosticato la scarlattina. Intanto la febbre era salita, stazionandosi a 40°C, e non scendeva nemmeno con l’effetto delle medicine. La condizione di Gioele nei giorni seguenti è peggiorata vistosamente, tanto che tutto il suo corpo era diventano di color rosso acceso.
Venerdì 29 Maggio intorno alle 22,00, visto che le condizioni non miglioravano, abbiamo portato nostro figlio al Pronto Soccorso di Ascoli Piceno dove è stato ricoverato: sono iniziati gli accertamenti. I pediatri hanno subito smentito la diagnosi precedente in quanto Gioele non aveva preso la scarlattina, ma, a causa dei valori alterati, del forte rossore epidermico e soprattutto della febbre costantemente alta, sospettavano una malattia del sistema immunitario.
Sabato 30 maggio ho incontrato un pediatra dell’Ospedale di Ascoli che mi ha detto: “Se avesse passato un altro giorno a casa, suo figlio avrebbe rischiato la vita!”.
Nella notte del 31 maggio 2015, Gioele è peggiorato notevolmente: le condizioni degli organi interni (dai reni al cuore, dai polmoni all’occhio sinistro) erano serie, mostrando segni di una forte infiammazione. Quella notte mia moglie è stata avvertita che Gioele sarebbe stato trasferito nella mattina seguente presso un centro ospedaliero di livello superiore rispetto all’ospedale di Ascoli; le condizioni di salute del ragazzo erano a rischio e bisognava soccorrere i polmoni. Gioele sarebbe stato necessariamente trasferito in un centro di terapia intensiva. Dopo aver scartato la possibilità di portarlo all’ospedale “Bambin Gesù” a Roma, a causa delle sue difficoltà respiratorie e della febbre sempre molto alta, l’equipe dei medici ha preferito per Gioele il viaggio più breve, verso l’ospedale pediatrico “Salesi” di Ancona, avvenuto la mattina dell’1 giugno 2015.
Ricordo molto bene quel giorno mentre seguivo l’ambulanza insieme a Gerardina e a Luca, l’altro nostro figlio. I miei pensieri, ed anche quelli di mia moglie, iniziavano a veder chiaro quanto il Signore ci aveva detto Domenica 24 Maggio durante il culto mattutino, attraverso un carisma di profezia dato da una sorella della comunità di Ascoli Piceno. Questo messaggio da parte di Dio dichiarava: «Avrai una dura prova nella quale rimarrai solo, ma Io sarò la tua forza!». C’erano stati altri carismi durante altri culti ma quella mattina, mentre presiedevo la riunione, rimasi scosso perché mi aveva toccato profondamente il pensiero che qualcuno (ancora non sapevo chi) dovesse attraversare quella “dura” prova. Così ho innalzato la preghiera, cosa mai fatta alla fine di altri carismi, e ho chiesto al Signore di donare forza a chiunque avrebbe passato tale prova. Anche Gioele, quando si trovava ricoverato nell’ospedale di Ascoli Piceno, si era rivolto a Gerardina dicendole: «Mamma, il carisma di Domenica era per me!». Mia moglie, con le lacrime agli occhi, gli ha risposto: «Hai visto, il Signore ci ha preparati!».
Così Gioele è stato ricoverato al Salesi di Ancona in sala rianimazione, tenuto sotto osservazione perché era arrivato in ospedale senza febbre. Questo non aveva insospettito i medici della sala rianimazione, ignari della gravità che invece avevano individuato ad Ascoli: il dottore ha deciso di tenere Gioele in sala rianimazione dal pomeriggio dell’1 giugno 2015, con l’intenzione di trasferirlo in pediatria l’indomani. La febbre è, però, tornata alta durante quella notte e il 2 giugno 2015 Gioele ha presentato difficoltà di deambulazione, questo nuovo sintomo ha diretto il medico nel non trasferirlo in reparto e nel nuovo iter di analisi. I medici di Ancona hanno riconosciuto una diagnosi incerta tra infezione e malattia del sistema immunitario che autodistrugge gli organi vitali. Il 3 giugno nostro figlio Gioele era in una condizione di salute molto critica, non riusciva a stare in posizione supina e per respirare doveva stare solo seduto sul letto e ricurvo su se stesso.
I nostri occhi vedevano Gioele senza forza e molto sofferente, il medico ci ha chiamati per dirci che lo avrebbero aiutato nella respirazione e posto in coma farmacologico perché l’infezione e l’infiammazione avanzavano negli organi interni. Il 3 giugno 2015 Gioele presentava un edema polmonare ed era a rischio infarto. Non vi posso spiegare i sentimenti e i pensieri che circolavano nella nostra mente e nel nostro cuore, ci siamo sentiti “tritati”, provati ma non abbandonati dal Signore. Dio ha tenuto la nostra vita e quella di Gioele nelle Sue mani. Quando tutto attorno era stato posto sottosopra, siamo stati colpiti ma non abbiamo vacillato perché il Signore è stato il nostro rifugio.
Dal 3 giugno 2015 le condizioni di Gioele sono peggiorate: ha iniziato a respirare attraverso la macchina. I medici non avevano una diagnosi precisa e non ci davano risposte certe, sia per non illuderci sia perché la malattia avanzava velocemente. Un dottore del reparto della sala rianimazione, rivolgendosi a noi genitori, affermava: «Stiamo combattendo, il ragazzo è forte!». La mia risposta al medico: «Voi combattete sul campo, noi combattiamo in preghiera». E lui: «Fate bene ad affidarvi a Chi fa meglio». Noi sapevamo Chi stava dando la forza a Gioele, Dio ce l’aveva già detto.
Nel frattempo, tutta la fratellanza delle comunità ADI in Italia, in Nigeria, e in Albania stava pregando il Signore per Gioele e per noi; così anche i pastori durante la riunione del Consiglio Generale delle Chiese Assemblee di Dio in Italia (tenutasi presso la sede del Centro C. E. Poggiale) ci hanno sostenuto con le loro preghiere. Anche i compagni di Gioele, i loro genitori e gli insegnanti ci facevano sapere in quei giorni che pregavano per nostro figlio.
Venerdì 5 giugno 2015 Gioele era ancora in coma farmacologico e la febbre non diminuiva (salvo in alcuni brevi momenti) nonostante le alte dosi di antibiotico e di cortisone. Un medico ci prospettava che avrebbero somministrato una dose di “ciclofosfamide”, un medicinale chemioterapico, ma non sapeva se l’effetto sarebbe stato benefico o meno per Gioele.
In quei difficili giorni, non nego che abbiamo pregato: “Signore se prendi con Te Gioele, donaci la forza per superare la ‘dipartita’ di nostro figlio”. Eravamo arresi totalmente al volere di Dio. Sono stati tanti gli insegnamenti che in quel periodo di prova abbiamo imparato e sappiamo per certo che Dio ha fermato la morte!
Domenica 7 giugno 2015 alle 19,25, dopo una settimana di febbre persistente, la dottoressa di turno ci ha avvisato che la febbre era scesa a 37,9 °C. In quel momento, io e mia moglie abbiamo sentito che Dio aveva fermato la morte, come il Signore ci aveva ricordato al culto la domenica prima di affrontare questa situazione. Infatti, oltre a parlarci tramite il carisma, quella mattina il Signore ci aveva parlato per mezzo della predicazione della Parola di Dio, annunciata dal fratello Simone Caporaletti (pastore ospite tra noi quel giorno e conduttore delle comunità di Gissi, Vasto e Termoli). Il testo predicato si trova in Giobbe 38:16-17, «Sei tu penetrato fino alle sorgenti del mare? Hai tu passeggiato in fondo all’abisso? Le porte della morte ti son esse state scoperte? Hai tu veduto le porte dell’ombra di morte?». Il fratello Caporaletti, guidato dallo Spirito Santo, rimarcava il concetto che Gesù ha scoperto ed ha vinto le “porte” della morte. È stata proprio la Parola di Dio annunciata quella domenica che ci ha dato forza per non crollare mentre Gioele stava combattendo tra la vita e la morte.
Un pensiero fra tanti ci ha accompagnato dal 3 al 7 giugno 2015: “Signore, Tu puoi fermare la morte ma sia fatto come Tu vuoi!”. Oggi possiamo affermare che Dio ci ha ridato Gioele, fermando la morte!
Ricordo molto bene il momento in cui, Domenica 7 giugno (intorno alle 17,00), è venuta la dottoressa per dirci che la situazione di Gioele era ancora molto grave; alle 19,25, però, ci hanno comunicato che la febbre era scesa a 37,9°C, dopo una lunga settimana. Da quell’istante abbiamo visto la ripresa totale di nostro figlio, come una svolta completa e totale.
La prova è stata dura, Gioele è rimasto solo a combattere ma Dio è grande ed è stato la nostra forza e la nostra vittoria! Fino ad oggi, dopo tanti controlli, i medici non sanno ancora spiegarsi cosa abbia scatenato l’infezione in Gioele; ci hanno detto che, con molta probabilità, non lo sapranno mai! Una cosa è certa: il Signore ha operato. Ho sempre creduto che Dio sostiene i Suoi figli attraverso la Parola predicata, mediante il carisma di profezia ed anche con la semplice lettura di versetti della Scrittura, ma in questa occasione l’abbiamo sperimentato personalmente.
Antonino e Gerardina Manuguerra